lunedì 13 agosto 2007

Il Pd di Fucecchio va su la Repubblica e su www.lanuovastagione.it

Anche Vincenzo Cerami, scrittore, premio Oscar nel '99 con "La vita è bella", da vita al suo alfabeto per il Partito Democratico: "A come Amore, B come Bellezza, C come Coraggio...".Dalle pagine di Repubblica ai comitati locali come il nostro per il Partito Democratico di Fucecchio, ognuno fornisce il proprio contributo per la costruzione di un vocabolario che possa essere un punto di riferimento per un nuovo "linguaggio della politica": un linguaggio che sia capace di rivolgersi alle "persone" piuttosto che agli "elettori".

Ecco l'articolo pubblicato su la Repubblica di ieri, domenica 12 agosto:


Il Pd cerca un linguaggio nuovo
Cerami e Marcorè in cattedra
Lo scrittore ha ideato un ciclo di lezioni che si terranno alla festa dell'Unità di Bologna
ALESSANDRA LONGO
ROMA - A come Amore, B come Bellezza, C come Coraggio... Vincenzo Cerami, scrittore, premio Oscar nel '99 con "La vita è bella", prova ad applicarsi ad un ipotetico vocabolario per il Partito Democratico. "C'è bisogno di un nuovo linguaggio della politica, un linguaggio che ne formi e definisca l'anima - dice - perchè quello attuale è morto, muto, non è semantico, non parla più". Divertissement estivo? No niente affatto. Cerami ci sta lavorando seriamente e sta collaborando ad un inedito ciclo di incontri sulla scia delle "Lezioni americane" di Italo Calvino, che sarà ospite, da fine mese a metà settembre, alla Festa Nazionale dell'Unità di Bologna. Titolo: "Partito Democratico. Ciò che ci sta cuore".
Dunque parole nuove perché fare un partito nuovo usando quelle vecchie non funzionerebbe. Dice Cerami: “La necessità di modificare il lessico attuale è urgentissima. Quello di adesso è infarcito di frasi fatte, di un metalinguismo insopportabile, suona vuoto, serioso, ricattatorio”. Convergenze parallele, inciuci, correnti, indennità, ticket, sbarramenti, la gente, la base, l’establishment…“ Basta, non se ne può più. Il mondo è più grande, è un’altra cosa. Occorre inserire nel vocabolario parole chiave nuove che richiamino alla vita reale dei cittadini. Faccia un esempio, Cerami: “Nel ciclo di lezioni di Bologna, si parla di conoscenza e merito (Salvatore Veca), di creatività, ragione e passione (Mario Guazzelli), del coraggio che vince la paura (Rita Borsellino) e anche di sobrietà e leggerezza (Neri Marcorè). Ecco, penso che questa sia l’ossatura di un lessico moderno.Io mi sono assunto l’onere di parlare di libertà. Libertà dai condizionamenti che vengono dall’esterno. Sì perché oggi il vero problema è affrancarsi dalle pressioni, ridiventare padroni dei propri gesti e dei propri pensieri”.

L’intuizione-provocazione di Cerami, quella di trovare nuove parole per l’alfabeto del Pd, trova casuale risposta in un’iniziativa del nascente “Pd di Fucecchio” che si è creato un proprio alfabeto e l’ha diffuso in rete. A come Ambiente, B come Buongoverno, C come Costituzione…

Il professor Cerami ascolta e boccia gli allievi. Molta buona volontà ma non ci siamo: “Meglio A come Amore o Amicizia, perché il Pd dovrebbe nascere in questo clima, anche se attualmente non mi sembra che tiri aria… Meglio B come Bellezza. Si può fare una legge bella, si deve puntare sulle persone belle dentro… C come Costituzione? No, la Costituzione ci esce dalle orecchie! Io dico C come Coraggio. Il coraggio di cambiare, voltar pagina, buttarsi”.Marcorè parlerà di leggerezza. “è importante che la politica impari ad essere lieve, che parli di felicità. La società italiana ha perso gradualmente la sua cifra di leggerezza. Se ne era già accorto Pisolini ne “Le ceneri di Gramsci” quando evocava “la perdita dell’allegria”. Cerami ma chi, fra i politici, farà meno fatica ad adeguarsi? “Guardi, sono rari quelli che parlano con linguaggio diretto, che si rivolgono alle persone e non agli elettori. Me ne vengono in mente due: Sergio Chiamparino, il sindaco di Torino. L’altro è Walter Veltroni. Aggiungerei che anche Berlusconi non usa un linguaggio codificato. Racconta barzellette ma fortunatamente non fanno ridere”.

Per consultare l'articolo originale pubblicato su la Repubblica clicca quì
Ciao Sandro.

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